Mercoledì a Taranto non è successo qualcosa.
Mercoledì gli ex Baraccamenti Cattolica non sono stati
sgomberati.
Mercoledì il movimento Officine Tarantine non è stato sradicato
dal luogo in cui è nato.
Mercoledì non sono stati murati in tutta fretta gli accessi ad
una struttura posta nel pieno centro cittadino, di proprietà comunale e in
evidente stato di abbandono, fino a circa quattro mesi fa quando ha ricominciato a vivere
grazie ad un gruppo di ragazzi ancora animati da un sentimento di speranza
verso questa città.
E non è successo non per volontà di un’amministrazione
comunale illuminata e in grado di usare tutti i sensi di cui dispone.
L’udito per ascoltare le reali esigenze urlate della
comunità che dovrebbe amministrare.
La vista per guardare il cambiamento in meglio che movimenti,
nati dall’ostinazione e dall’energia di chi non si arrende al futuro negato dal
rischio di malattie o disoccupazione, sono stati in grado di portare negli
ultimi mesi in molte zone della città, aumentando la sensibilità e il senso di appartenenza al territorio di
tutti i cittadini.
Il tatto per tastare le reali potenzialità, emerse in poche
settimane, di un luogo perso da decenni in beghe burocratiche e generale disinteresse.
Il gusto per continuare ad assaporare e difendere i prodotti
unici e caratteristici che la propria terra potrebbe offrire e che invece è costretta a smettere di coltivare.
L’olfatto per sentire l’odore di pareti pulite verniciate da
poco, di una cucina che sfama decine di ragazzi instancabili dopo turni di
pulizia e lavori di ristrutturazione, del legno tagliato per costruire
scalette, porte, mobili e strutture di rinforzo, della terra e dell’erba di aree
verdi, merce rara nella città dell’acciaio.
E infine il più importante di tutti: il buon senso. Quello
che dovrebbe spingere l’amministrazione locale a cercare un confronto con le
realtà positive e attive di questa città e non apportare una firma su un
documento per permettere uno sgombero senza dialogo.
Ieri lo sgombero non c’è stato perchè una manciata di
tarantini, utilizzando tutti i sensi di cui sopra, ha detto no. E ha scelto. Ha
scelto di sostenere questi ragazzi che quattro mesi fa sono entrati, con l’intento di
renderlo fruibile, in quello che un tempo era il cral Arsenale (una serie di
edifici e aree verdi con sale incontro, sale giochi, un cinema, una birreria
ecc), ora proprietà del Comune e in assoluto stato di abbandono da quando è
stato dismesso dalla Marina Militare un ventennio fa.
Questa manciata di tarantini, mercoledì, ha preso una decisione
su ciò che è meglio per sé e per la città che abita, e lo ha mostrato, a braccia
alzate e mani libere sulla testa, ai poliziotti, in inutile tenuta antisommossa,
che cercavano di chiuderli fuori il cancello. La tensione c’è stata. La
violenza no. E la polizia alla fine è andata via. Almeno fino ad ora.
Ma la scelta ormai la gente l’ha fatta.
Perché se è vero che le regole sono importanti e che le Officine
Tarantine le mettono in crisi, costringendoci a dibattere sulle perplessità che
nascono intorno alla decisione di intraprendere l’occupazione abusiva di un
luogo pubblico (sebbene portata avanti in nome di un interesse collettivo), è
vero anche che le regole devono essere importanti sempre e per tutti nello
stesso modo.
E se io vivo in una città il cui sindaco giustifica lo
sgombero in quanto tenuto alla tutela della salute delle persone, e poi lo ritrovo indagato
per l’inchiesta “Ambiente Svenduto” (che con la salute ha molto a che fare)
insieme al governatore della regione e a svariati assessori regionali e
provinciali, penso che, oltre a vivere secondo le regole, devo trovare un modo
per difendere la mia vita e il mio futuro nella mia città da chi in realtà non
la tutelerà mai, ma al contrario ride sulla possibilità che mi ammali.
E quando vedo che questa città è abitata da gente che, sostituendosi all’amministrazione locale e senza alcuno scopo politico
o economico, si occupa di pulire e rifunzionalizzare piazze e aree verdi pubbliche,
ricerca luoghi da bonificare e aprire a tutti, per costruire spazi in
cui potersi esprimere e dare vita alle proprie idee, si riunisce e si
scontra anche sei giorni a settimana in assemblee pubbliche, alla ricerca
del modo migliore per restituire a questa città il volto che merita, la
scelta di chi sostenere e quali regole seguire, diventa un po’ più
semplice.
È per questo che sabato mattina sarà facile decidere di
aderire alla mobilitazione organizzata dalle Officine Tarantine, che partirà da
Via di Palma alle ore 9.00 e arriverà in Piazza della Vittoria per parlare, con
chi ne avrà voglia, della “mancanza di spazi di
aggregazione, di luoghi dove si respiri cultura, della quasi sempre forzata
migrazione giovanile e dell'assenza di una concreta alternativa alla logica
della grande industria a cui si contrappone la voglia di riappropriarsi del proprio
futuro”
Io non so come finirà questa storia (anche se un
presentimento purtroppo ce l’ho), quello che so è che mi aspetto che chi decide
di amministrare una comunità sia migliore di me, è per questo che non intendo
smettere di sostenere e difendere chi continua a dimostrare di esserlo,
affinchè io possa continuare a scegliere ed essere davvero padrona della mia
vita.