Ieri niente post del giorno…ma tante foto scattate…come
direbbe il mio amico di una vita Francesco “le pischetoliadi ieri si sono
concluse”…sì perché venerdì è stato il mio compleanno e i festeggiamenti iniziati
giovedì sera, sono terminati ieri…è stato un bel compleanno…ricco di persone,
risate, torte, autoscatti, cibo, parole…da oggi un altro anno comincia…speriamo
sia buono…di sicuro oggi è stata una giornata emozionante…una di quelle che ti
cambiano il punto di vista sulle cose…
365/38
…nell’aprile del 1945 mio nonno, a 29 anni, veniva liberato
dai Mongoli, terrificanti ai loro occhi di prigionieri impauriti, dal campo di
concentramento in Germania in cui era stato deportato nell’agosto dell’anno
precedente…oggi in una manifestazione che chiude il "Mese della memoria", è stata ricordata la sua fortuna,
e quella di altri 8 pugliesi, di essere sopravvissuto ad una delle esperienze
più dolorose e terribili della storia del genere umano ed è stata
riconosciuta loro una medaglia d’onore…mio nonno non ha potuto godere di questo
riconoscimento, ma c’è stato un uomo di 95 anni che si è avvicinato con le sue
gambe al tavolo delle celebrità per ritirare la medaglia che portava il suo nome
inciso sopra, e ha chiesto di poter parlare…e ha spiazzato e commosso
profondamente tutti…fino a quel momento si erano sprecate ben poche parole,
assolutamente di circostanza, senza alcuna emozione e che non nascondevano la
sola necessità di “sbrigare la pratica”…l’atmosfera solenne e drammatica, degna
dell’evento, è stata poi ricreata da un baritono e un quartetto d’archi che si
sono esibiti in 6 brani che tra il 1943 e il 1945 sono stati composti da uomini
delle più svariate attività e estrazioni sociali nel corso della loro prigionia
all’interno dei campi di concentramento per tenersi in vita e sopravvivere
alla disumanità che subivano ogni minuto di quei giorni, e che sono una parte di circa 4000 brani che compongono la cosiddetta "musica concentrazionaria"…ma sono state le parole
di quest’uomo a commuovere profondamente i presenti e resitutire la giusta drammaticità all’evento che si tentava goffamente di
ricordare…quest’uomo ha ricordato incisivamente che chi ha passato lì un
periodo della sua vita ha scoperto il significato dell’espressione “morire ogni
giorno”…morire in guerra è facile…è un momento…ma morire ogni giorno è dover
convivere con un dolore del quale non ti libererai…è vivere di paura…è qualcosa
che io non posso immaginare e tanto meno scriverne…ha ringraziato per la
medaglia ricevuta ma chiedendo scusa ha sventolato in aria due taccuini scritti
in ogni pagina…erano pagine di pensieri e vita sue e di chi ha condiviso con
lui i minuti di quei giorni, scritte quotidianamente per due anni…era questa la
sua medaglia…come il suo orgoglio e la dignità di aver rifiutato i soldi che gli
erano stati offerti per pubblicarlo…ha ricordato coloro che sono stati
liberati l’8 settembre con lui e tutti quelli che ha lasciato lì…e scusandosi
per lo sfogo ha ripreso il braccio del nipote che l’aveva accompagnato al
centro della sala ed è tornato a sedersi…dopo di lui hanno chiamato il nome di
mio nonno e ho visto mio zio percorrere la sala per ritirare la medaglia…la
commozione è arrivata facilmente…
Voi che vivete sicuri
Nelle vostre tiepide case,
Voi che trovate tornando a sera
Il cibo caldo e visi amici:
Considerate se questo è un uomo
Che lavora nel fango
Che non conosce pace
Che lotta per mezzo pane
Che muore per un sì o per un no.
Considerate se questa è una donna,
Senza capelli e senza nome
Senza più forza di ricordare
Vuoti gli occhi e freddo il grembo
Come una rana d'inverno.
Meditate che questo è stato:
Vi comando queste parole.
Scolpitele nel vostro cuore
Stando in casa andando per via,
Coricandovi alzandovi;
Ripetetele ai vostri figli.
O vi si sfaccia la casa,
La malattia vi impedisca,
I vostri nati torcano il viso da voi.
(Primo Levi)
:)
RispondiEliminahttp://www.rai.tv/dl/RaiTV/programmi/media/ContentItem-2281110b-8f50-4002-bcbe-811ab280dac6-tgr.html#p=1