Il sogno di un laboratorio messo su in funzione delle reali
esigenze di lavoro, allestito su misura nostra e che mostrasse la nostra faccia
e il nostro cuore, io e Francesco l’abbiamo sempre avuto da quando le nostre
passioni si sono trasformate, a nostra insaputa, tra le nostre mani, in un lavoro.
Uno di quelli che ti impegnano tutto il giorno, e, molto spesso, anche la notte;
che ti costringono a imparare molte cose che non sai, che non pensavi avresti
mai imparato e che non centrano niente con quello che hai studiato; che non ti
permettono di fare troppi programmi e ti impediscono di avere un finanziamento o
di accendere un mutuo; che sì, ti fanno viaggiare, ma sempre come se avessi
appena finito la maturità (non sai dove dormirai e con pochi soldi per gli imprevisti); che ti annullano il pensiero di fare la manicure e
ti costringono ad indossare il camice anche d’estate.
É quel genere di lavoro che, spesso, ti regala gli sguardi perplessi di chi ne ha scelto uno più “ordinato” e rassicurante, ed è convinto che la tua scelta possa fare rima con incoscienza, comodità e immaturità (ad essere buoni) ma, ovviamente, mai con fatica o serietà.
É quel genere di lavoro che, spesso, ti regala gli sguardi perplessi di chi ne ha scelto uno più “ordinato” e rassicurante, ed è convinto che la tua scelta possa fare rima con incoscienza, comodità e immaturità (ad essere buoni) ma, ovviamente, mai con fatica o serietà.
Ma è anche uno di quei lavori che
a volte ti fa leggere, a chiusura di una mail, frasi del tipo “grazie mille
perché sei un’artista” (ho le prove!) o
ti permette di ascoltare complimenti come “sembra di indossare una scultura!”
(ho i testimoni!); che ti fa partire per Madrid per visitare una mostra per cui
si è stati selezionati senza aver mai mandato la candidatura e che ti fa
acquistare, per caso, un libro all’aeroporto di Bologna perché sopra c’è la foto
di una tua creazione; che a volte non ti fa sentire la fatica anche se sono le
3 di notte e sei ancora in laboratorio con gli attrezzi in mano; che ti fa
provare quella magica sensazione di pensare qualcosa e poi vederla
materializzata tra le tue mani dopo qualche giorno.
Ormai, con sacrifici e speranza, la vita e l’età ci hanno
obbligati a scegliere, e perciò, quel laboratorio solo sognato, lo abbiamo
trovato e da due mesi abbiamo anche le chiavi.
Siamo ancora in fase di allestimento, e ci vorrà ancora un
mesetto prima che abbia il nostro aspetto, ma, nel frattempo, tra una parete di
cartongesso e "una mano di bianco", insieme allo spazio stiamo provando a
riorganizzare anche tutti gli altri aspetti del nostro lavoro.
È qualcosa che mi sono ripromessa da una paio di anni. Chi
mi conosce lo sa. Ma non ci sono mai riuscita come avrei voluto.
Ogni volta programmo di prendere in mano per almeno un mese
solo il computer e la macchina fotografica e dedicarmi al miglioramento delle
mie finestre virtuali sul mondo e della promozione e organizzazione del mio lavoro che (mio
malgrado) non è fatto solo di disegni, seghetti da traforo e metallo.
Mi armo di buoni propositi come ristudiare il sito internet,
avviare un e-commerce, mettere a posto il blog e dargli la vita che vorrei,
fotografare per bene i miei lavori, dare un aspetto più graficamente gradevole
alla presentazione delle varie collezioni, mettere giù descrizioni e
ispirazioni che alimentano il mio lavoro, sperando di rendere il tutto
accessibile a chiunque. L’obiettivo è di evitare di rispondere, in perenne imbarazzo, “sono in fase di transizione, sto lavorando ad una nuova
presentazione del marchio e bla bla bla...” a chi mi chiede “hai un sito?”,
“dove altro possiamo vedere il tuo lavoro o conoscerti meglio?”
Mi ripeto frasi del tipo “da domani inizio” (come la dieta
il lunedì), poi arriva “domani” e arrivano anche nuove mail, nuove richieste e
collaborazioni, la necessità di progettare nuovi lavori, l’occasione di
mercatini e esposizioni, la scadenza di concorsi, l’organizzazione di viaggi
non previsti, le selezioni per corsi necessari alla continua formazione.
L’allestimento del laboratorio è un buono stimolo per questo
proposito in stile “ricomincio da tre”.
Questo blog è stato il primo a subire un restyling, seppur
non definitivo, e perciò ogni passo verso una dimensione più ordinata del
nostro lavoro ho deciso di notificarla qui, come in un quaderno di appunti.
Durerà?
Per adesso questo è un inizio.
Per adesso questo è un inizio.
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